Convento di Santa Maria delle Grazie

Convento di Santa Maria delle Grazie




 

Il Convento fu costruito agli inizi del XVII secolo per volere del Duca Galeazzo Francesco Pinelli e della consorte Giustina Pignatelli, i quali, acquistato un piccolo pezzo di terra, lo donarono all’ordine francescano. Soppresso con l’arrivo di Napoleone in Italia, esso venne riaperto al ritorno dei Borbone sul trono di Napoli. Pochi anni dopo, nel 1846, fu edificato il secondo piano dell’ala residenziale, cosa che alterò l’originario aspetto del chiostro seicentesco. Soppresso nuovamente nel 1861, fu adibito a scuola. Successivamente, nel 1901, l’edificio venne riacquistato dalla comunità francescana, che vi apportò ulteriori radicali cambiamenti, il più importante dei quali fu il rifacimento dell’intera facciata. Quest’ultima è impostata su uno schema pressoché quadrato (in larghezza misura quasi quanto in altezza) ed è divisa da lesene che portano un grande timpano semicircolare, con portale centrale e finestrone. A sinistra si osserva il piccolo campanile rococò cuspidato.

La chiesa ha al suo interno un aspetto estremamente semplice; a navata unica, con cappelle e presbiterio rettangolare , è decorato da stucchi settecenteschi. Presenta cappelle solo sul lato destro ed in ognuna di esse vi è un altare in marmo policromo. Sul lato sinistro invece, la parete mostra dipinti di epoca e autori diversi. La volta a botte incornicia dipinti di scuola locale; sull’altare maggiore si può ammirare un piccolo dipinto con “La Madonna delle Grazie e Sant’Anna”, che la tradizione vuole portato dall’Austria.

Benché profondamente alterato nel suo aspetto originario, il chiostro conserva un grande fascino, per il senso di pace e di tranquillità che restituisce. Di grande importanza era un affresco che si poteva osservare fino a qualche anno fa sulla parete adiacente l’accesso alla sacrestia. Esso raffigurava “Cristo, i Santi Francesco, Antonio, Domenico e Alessio con i Duchi Galeazzo Francesco Pinelli e Giustina Pignatelli”. Fu dipinto da ignoto, su commissione dei Duchi, alla fine degli anni Trenta del Seicento. L’affresco presentava nella parte bassa  una rappresentazione di Giugliano vista dal tetto del Convento. Era questa la più antica e preziosa “fotografia” della città, che purtroppo uno sciagurato intervento di restauro ha definitivamente cancellato.