Il Santuario dell’Annunziata fra leggenda e cenni di Storia

Il Santuario dell’Annunziata fra leggenda e cenni di Storia




 

Le leggende hanno qualche cosa in più della storia, che le rende più gradevoli e sempre a lieto fine. Nel caso del nostro Santuario della Annunziata le leggende sono due e narrano, la prima della sua prima edificazione e la seconda dell’arrivo del simulacro della Madonna della Pace, la zingarella. La prima leggenda narra che i contadini tornando dal lavoro nei campi notarono che i buoi si fermavano, ogni sera, sempre allo stesso punto della via di campagna, vicino ad una zona piena di rovi, e si inginocchiavano dopo avere scavato il terreno con le zampe. Avendo interpretato quel gesto come un messaggio divino edificarono in quel luogo una piccola edicola sacra dedicata alla Madonna. Probabilmente in un primo momento fu dedicata alla Madonna Assunta e successivamente al mistero della Annunciazione. La seconda leggenda narra che alla caduta di Costantinopoli, avvenuta nel 1453, i Turchi Ottomani, guidati da Maometto II°, avviarono una sistematica distruzione di oggetti e rappresentazioni sacre. Molte furono distrutte, altre gettate in mare. Una di queste, rappresentante la Madonna con il grembo il Cristo deposto dalla Croce, arrivò, trasportata dalle onde del mare, sulle coste di Cuma dove fu rivenuta da contadini che aravano il campo con dei buoi. Trasportata in Giugliano fu allocata nel Santuario della Annunziata ove la pietà popolare e la fede della popolazione permisero la edificazione della cappella propria che è posta alla destra della navata. Due leggende che ci portano a due epoche storiche che possono aiutarci a capire quale può essere stata l’epoca di fondazione della sacra fabbrica. Una piccola edicola sacra nascosta tra i rovi, oggetto della venerazione dei buoi, viene ampliata sino a diventare la attuale navata centrale della chiesa e dedicata alla Annunciazione, questo ci induce a ipotizzare un’epoca : l’epoca degli Angiò. L’”Annunciazione” fu l’atto di fede che maggiormente affascinò la famiglia francese che regnò, con la benedizione papale, sulle nostre terre a partire dalla fine del 1200 sino alla metà del 1400. Sotto la reggenza di Carlo I°, nel 1278, venne coniata la prima serie di una moneta detta “carlino”, in onore del sovrano, o “saluto” perché recava, sul retro, la scena dell’Annunciazione, da parte dell’Angelo a Maria del suo essere in attesa della nascita del Cristo. La congregazione della Annunziata, sorta a Napoli attorno al 1318, per la cura della infanzia abbandonata, dei poveri infermi e delle ragazze povere, alla quali forniva, dopo averne preservato la virtù, una piccola dote per favorirne il matrimonio, ebbe nella regina Sancha d’Aragona, moglie di Roberto d’Angiò, la sua prima protettrice. Le sue donazione permisero alla fondazione di crescere e cominciare a creare una sorta di rete di strutture simili, nella organizzazione, distribuite sul territorio ed affidate alla conduzione di associazioni di laici, qual è appunto quella della Madonna della Pace. Nello stesso periodo vi è certezza della edificazione della chiesa della Annunziata di Aversa, città della quale, in quel momento e sino al 1806, Giugliano è stata “casale”. Quindi possiamo ipotizzare che la fondazione della nostra chiesa della Annunziata deve collocarsi tra la fine del 1300 e, al più tardi, nella prima metà del 1400. L’arrivo del simulacro della Madonna della Pace è collocato attorno al 1460 tanto che la congregazione che ne cura il culto è citata già qualche decennio dopo in documenti vaticani. Come doveva presentarsi il complesso religioso agli occhi del pellegrino e del devoto che vi si recava? La chiesa, partendo dalla descrizione delle opere compiute con il restauro avviato alla fine del 1500 e terminato nei primi decenni del 1600, doveva essere costituita da una struttura limitata alla sola navata centrale, con una altezza pari alla metà di quella attuale e con l’altare posto dove ora c’è l’attuale pulpito. Accanto ad essa sorgeva l’ospedale e la ruota degli esposti. Il tutto era racchiuso da una cinta muraria con un antistante cancello ed in posizione centrale al cortile, nei pressi della attuale gradinata di accesso, il pozzo per l’approvvigionamento di acqua. Probabilmente è questo il periodo in cui l’uso cimiteriale della chiesa diviene prassi normale e la gestione della composizione delle salme dei defunti, negli spazi postichi alla chiesa o sottostante ad essa, diviene sistematica ed affidata ai membri della Congregazione, facendo diventare la Cappella della Madonna della Pace come uno dei due poli cimiteriali della Giugliano dell’epoca, situazione che durerà sino al 1850 circa. L’altro polo era costituito dalla chiesa di santa Sophia in particolare la Cappella del Rosario. Oltre alla sepoltura di un gran numero di giuglianesi, in particolare delle centinaia di quelli defunti in pochi giorni durante la peste del 1656, la chiesa ha ospitato cappelle funerarie di antiche famiglie tra le quali ricordiamo i Micillo, i Cacciapuoti, i Pianese, i Taglialatela ed i Cante. Verso la fine del 1500 venne avviato il sistematico intervento di recupero e restauro della chiesa. Si realizzò il transetto, si apri la porta su via Licante, si fece realizzare da maestranze napoletane, il cassettonato e le porte di ingresso. Furono commissionate le tele che andarono ad adornare l’opera lignea che ne abbellì il soffitto. Opere che videro l’esecuzione dei maggiori artisti nel 1600 napoletano tra i quali il “nostro” Massimo Stanzione. Nel 1649, subito dopo la rivolta di Masaniello, le truppe francesi del duca di Guisa posero campo a Giugliano e la popolazione si divise tra sostenitori di questi ultimi e coloro che parteggiavano per gli spagnoli asserragliati in Aversa. Lo scontro armato tra le due fazioni si ebbe proprio attorno alla chiesa della Annunziata ove i filo-francesi, guidati da un Taglialatela, si asserragliarono all’interno del campanile e misero in fuga, a schioppettate, gli avversari guidate da appartenenti alle famiglie Rosso e Romano. Nel 1730 un violento nubifragio colpì Giugliano provocando il crollo della cupola della chiesa. L’altare dovette essere portato quasi nella navata per permettere i lavori di riedificazione della cupola, come oggi la vediamo, e, in occasione della prima incoronazione della Madonna della Pace, fu commissionata la realizzazione dell’altare contenete la icona della Annunciazione. A cavallo del 1800 fu edificato il nuovo campanile e contemporaneamente furono demolite le mura che chiudevano lo spazio antistante la chiesa che fu anche abbellita con la nuova sistemazione della facciata che andò a sostituire quella liscia che l’aveva contraddistinta per centinaia di anni. Ad oggi il santuario della Annunziata si presenta in uno stato non degno della storia che rappresenta per Giugliano ed i giuglianesi. La navata è ingombrata da tubi metallici ormai posti a sostegno del cassonettato da decenni, lo stesso cassonettato versa in condizioni ignote, vista la impossibilità di una verifica e l’assenza di ispezioni di controllo da parte degli organismi preposti, in più punti le infiltrazioni d’acqua cominciano a fare la loro opera devastatrice. Non meno triste è lo spettacolo della rete posta a protezione dei calcinacci lungo tutto il transetto. Un degrado cominciato con lo scellerato trasferimento da parte del Comune di Giugliano, proprietario della chiesa dalla sua fondazione, quando Giugliano era casale di Aversa, parliamo del 1400, sino agli anni ’80 del secolo scorso, alla ASL. Un trasferimento incomprensibile che continua a provocare danni alla struttura sacra al pari di quelli provocati dagli assassini dell’ISIS che in nome di un credo diverso distruggono le chiese Cattoliche in Oriente.

Antonio Pio Iannone 20 aprile 2015