INTERVISTA ESCLUSIVA A MARCO DULVI CORCIONE

INTERVISTA ESCLUSIVA A MARCO DULVI CORCIONE




MARCO DULVI CORCIONE: LA STORIA E’ DA SEMPRE LA GUIDA DELLA CIVILTÀ

Presentare l’Istituto di Studi Atellani è superfluo in quanto chiunque si pone alla ricerca delle proprie origini conosce molto bene sia esso che la rivista bimestrale di Rassegna Storica Dei Comuni; ma per coloro che vogliono approfondire per conoscere di più, riportiamo solo che è nato per incentivare gli studi sulla città di Atella e delle sue fabulae, per salvaguardare i beni culturali ed ambientali e per riportare alla luce la cultura della zona, non solo ristretta ai suoi confini: ma chiunque può trovare in Rete maggiori informazioni e delucidazioni

Nell’ultimo numero di Rassegna Storica Dei Comuni, che ha chiuso il 2017, troviamo (per noi giuglianesi) due importanti contributi: il primo, in ordine di impaginazione, è quello di Antonio Pio Iannone: Arte e religiosità nella Giugliano aragonese. Il secondo è siglato da Francesco Vasca in collaborazione con Antonio Nardelli, i quali nello specifico parlano di: La chiesa collegiata di Santa Sofia in Giugliano in Campania: alla ricerca delle origini.

Il bimestrale, che vi invito a leggere, ovviamente va oltre ed approfondisce alcune tematiche inerenti al nostro territorio in ogni suo confine.

Il numero in questione si apre con l’editoriale: Ancora Sulla Storia Locale, del Direttore Responsabile della rivista: Marco Dulvi Corcione.

Aggiungo, inoltre, che il Comitato di Redazione del suindicato fascicolo, che vanta la firma di prestigiosi collaboratori, è formato da: Francesco Montanaro, Imma Pezzullo, Bruno D’Errico e Milena Auletta.

Mi è stato concesso il privilegio di porre alcune domande al Professore.

Ecco di quanto si è parlato.

Nello statuto dell’Istituto Di Studi Atellani è contemplata, tra le altre innumerevoli prerogative, l’istituzione sia di borse di studio, per promuovere

ricerche, che la pubblicazione di tesi di Laurea inerenti la zona atellana. Cosa mi segnala recentemente?

 

L’Istituto di Studi Atellani per un certo periodo ha organizzato il premio “Atella” che celebrava la storia dell’area atellana. Attualmente organizza con cadenza annuale il premio culturale “Giuseppe Lettere”, che è un concorso riservato alle tesi di laurea su tematiche relative al territorio e alle città delle province di Napoli e Caserta. Il premio è patrocinato dalle famiglie Lettere-Speranzini. Per quanto riguarda le borse di studio, le stesse vengono bandite ciclicamente dall’Istituto e riscuotono un certo seguito, tanto che diversi borsisti restano legati, come collaboratori, alle attività dell’Istituto stesso e della Rassegna Storica dei Comuni.

 

Direttore, nel suo ultimo editoriale, su Rassegna Storica Dei Comuni, Lei riporta un pensiero dello scrittore/saggista Corrado Ocone. La mia domanda, per rimarcare il pensiero del filosofo Ocone è: la Storia globale non può prescindere dalla microstoria?

 

La storia locale costituisce un momento della formazione dello storico, non solo risvegliando l’interesse per la verifica del passato, ma anche iniziando i giovani alla tecnica della ricerca e del controllo critico delle testimonianze. Sicché è utile partire dall’esplorazione dell’ambiente, dalla raccolta di notizie (importanti sono le testimonianze orali, specialmente quando provengono da fonti attendibili), per costituire il materiale documentario.

 

Subito dopo, Lei sottolinea una sorta di correlazione tra i vostri studi e la

storiografia tedesca, in particolar modo: a che è dovuta questa teutonica attenzione?

 

La mia attenzione per la Germania è dovuta al fatto che questo Paese ha vissuto le stesse vicende storico-istituzionali dell’Italia, nel senso che prima ancora di arrivare all’unità come da noi, era organizzato in Stati regionali che avevano a loro volta coagulato innumerevoli territori e città dotate nel tempo di autonomie secolari. In tal senso la storiografia tedesca nel ricostruire le vicende della Germania è molto simile allo spirito che pervade i nostri storici post-unitari.

 

In un epoca supersonica, come quella che stiamo vivendo, quant’è importante

soffermarsi e dedicare tempo per la riscoperta delle proprie radici?

 

Nessuno può aspirare a conoscere le più strabilianti avventure della tecnologia moderna se non riesce a conoscere le sue radici che provengono dall’uomo delle caverne. Come nessuno può interpretare il presente se non conosce lo sviluppo graduale della storia dell’uomo sulla Terra, della storia del lavoro, della storia del rapporto tra le forze dell’uomo e della natura, della storia della comunità e della ricerca tesa ad acquisire nuove conoscenze. D’altra parte le scoperte scientifiche del mondo contemporaneo non potevano sorgere come funghi dalla sera alla mattina se non ci fosse stata una storia del pensiero umano, se non ci fosse stata una storia delle varie espressioni umane tendenti a migliorare la presenza dell’uomo nel Creato.

 

Un argomento, questo, che riscontra nei giovani particolare interesse? Le chiedo ciò in quanto Lei registra un rinnovato fermento verso le ricerche storiche del territorio di appartenenza: chi la contatta in particolar modo? E quali sono le richieste?

 

È una domanda che mi aspettavo. Abbiamo inventato due momenti catalizzatori dell’interesse dei giovani con due progetti. Il primo, “Un’ora di storia locale”  nelle scuole di ogni ordine e grado, realizzato con successo a Frattamaggiore e successivamente ad Afragola. Il secondo con la nascita di un team di lavoro formato da giovani di Frattamaggiore e Afragola che hanno condotto all’esperienza dell’Alternanza Scuola Lavoro nelle scuole superiori. Sicché i nostri gruppi di lavoro hanno pensato di organizzare un altro progetto dal titolo emblematico: “Rassegna

Storica dei Comuni e Archivio Afragolese: due riviste di storia locale al servizio del territorio”, con l’intento di costruire delle équipe che visiteranno i Paesi per far sì che queste esperienze possano essere portate alla fruizione degli altri e in particolare nell’area campana.

 

Lei sfumatamente ricorda, inoltre, uno storico del recente passato, quale Georges Duby; anch’egli rimarcava la necessità, quasi l’urgenza di recuperare il passato attraverso tracce e frammenti. Dottor Corcione, ma rievocare fatti ed accadimenti della nostra storia, talvolta, può anche far paura? Paura di sapere e conoscere misfatti che è preferibile dimenticare?

 

La mia risposta netta è: assolutamente no! La storia è da sempre la guida della civiltà. La storia recupera e conserva tutta l’opera dell’uomo, pervasa da momenti positivi e momenti negativi. In base a quale criterio potremo discernere le cose da salvaguardare da quelle da cancellare. La storia è un ponte che unisce il passato e il futuro gettato sull’abisso dell’oblio e non è pensabile percorrerlo superando tratti mancanti, perché alcuni periodi ci sembrano poco piacevoli. È dalle esperienze negative che spesso l’uomo trae la forza per superarle.

Perché la cronologia degli avvenimenti, che attinge dagli anfratti luminosi della memoria, è fondamentale per ricostruire gli intrecci tra le culture, le religioni, le attività di commercio e soprattutto la vita sociale?

 

Nella memoria più remota ci sono delle conoscenze che attraverso la cronologia ci mostrano una concordanza tra i fenomeni che ci permette di riconsiderarli come chiavi di lettura degli avvenimenti presenti. La storia, personale, delle comunità, dei popoli presenta delle intersezioni che solo ad uno sguardo sincronico evidenziano delle costanti che poi lo storico coglie e interpreta.

 

Direttore, Lei cita, sempre nell’editoriale, Giovanni  Bernardini il quale afferma: “… Se dunque da un lato il passato è una “terra straniera” che ha lasciato in eredità tracce tutte da decifrare, dall’altro esso è e rimane anche la premessa del nostro presente, in cui investigare le origini dei problemi odierni. Un binomio irriducibile, che promette di alimentare la ricerca storica con motivazioni di indagini fortunatamente infinite”. In che modo, il riappropriarsi di un passato ormai remoto, potrebbe esserci utile per porre rimedio a questo totale disfacimento etico-morale, sociale, civile, religioso, politico e via discorrendo?

 

Può sembrare anacronistico continuare ad andare alla ricerca delle nostre radici in un momento di svolta epocale, generalmente definita come “globalizzazione”. Ma è pur vero che questa fase storica sta pure presentando a tutto il mondo il suo conto salato. E sarà ancora più deleterio per l’uomo, cosiddetto moderno, se non si comporterà da adulto e specialmente se sarà debole nel pensiero e nella volontà. E quale dimensione psicologica può essere più efficace all’homo sapiens se non la forza vivificante della luce che promana dalla cultura? Da sempre essa è uno sprone che incoraggia ad impegnarsi senza esitazione alcuna. In una comunità locale lo storico ha un posto di primo piano perché è uno che guida i cittadini alla conoscenza del loro passato, li conduce a soffermarsi sulle loro origini ed a sentirsi veramente continuatori storici dell’opera, del pensiero e delle virtù dei loro antenati. E proprio in ciò sono i valori della storia. Essa ha la capacità di dilatare enormemente i limiti della nostra esistenza, facendoci sentire vicini a coloro che ci hanno preceduti e consentendoci di tramandare ai posteri quanto abbiamo saputo ideare e costruire.

 

Mi consenta un’ultima domanda: le chiedo un ricordo del fondatore della rivista: Sosio Capasso.

 

Sosio Capasso fu ritenuto ed era uno storico di notevole caratura. Raccolse stima da parte degli storici di professione e dei cultori della materia. Un solo esempio: il grande medievista Nicola Cilento, rettore dell’Università di Salerno, uno di cui mi vanto di essere stato allievo, lo aveva in grande considerazione e posso testimoniare che spesso, io stesso, insieme all’altro grande storico del Medio Evo, oggi professore emerito di fama europea, Gerardo Sangermano, andavamo a trovarlo a Frattamaggiore per discutere amabilmente di problemi storici. Comunque, per una più approfondita comprensione della figura di Sosio Capasso si possono consultare i due recenti numeri della Rassegna Storica dei Comuni dedicati al fondatore in occasione del centenario della sua nascita.

 

Questa conversazione, condotta anche a nome e per conto della Pro Loco città di Giugliano nella persona del Presidente Mimmo Savino, è stata resa possibile soprattutto dall’intermediazione del gentilissimo Dott. Francesco Giacco, che vivamente ringrazio.

Intervista realizzata da Filippo Di Nardo