La Cappella della Madonna della pace

La Cappella della Madonna della pace




 

La Cappella ed il Simulacro della Madonna
della Pace tra leggenda e risultanze storico artistiche

Questa storia comincia quando Cristoforo Colombo non aveva ancora scoperto l’America e Giugliano era un piccolo agglomerato di circa 500 anime. Vari nuclei distribuiti, per la maggior parte, attorno alla Chiesa di San Nicola e quella di Sant’Anna. Il territorio è coperto dal bosco e nonostante la limitata presenza di abitanti già si contano varie Chiese: quelle di San Nicola e Sant’Anna che abbiamo già detto, quella di San Giovanni in campo, l’odierna Madonna delle Grazie, la parrocchiale si San Felice, ubicata nei pressi di Via Arco Sant’Antonio, l’Annunziata e Santa Sophia. Queste ultime due, le cui dimensioni non sono quelle attuali ma molto più limitate, costituiscono dei centri di vita civile ove le congregazioni laiche adempiono ai compiti di assistenza dei deboli e delle vedove nonché la celebrazione delle funzioni funebri e della gestione delle sepolture. All’Annunziata vi è pure l’ospedale e la ruota degli esposti, come in tutte le strutture di questo circuito voluto dagli Angiò. In questo clima, apparentemente bucolico, secondo la tradizione, dei buoi che aravano i campi nei pressi di Cuma si inginocchiarono innanzi ad un cespuglio indicando ad alcuni marinai la presenza di un simulacro rappresentante la Pietà di Maria reggente tra le braccia il Cristo deposto dalla Croce. Non deve meravigliare questa presenza di marinai in una zona normalmente indicata come agricola. La zona costiera presentava, in qual momento due laghi, quello di Patria , oggetto di contesa per secoli per l’abbondanza di pesce, e quello di Licola, che esisteva proprio a ridosso del promontorio di Cuma. Laghi separati da una lingua di terra che formava il “varcaturo” verso il mare. Marinai e pescatori che in caso di incidente mortale, annegamento, venivano sepolti nella cappella del “pescatore” situata, proprio, nella cappella della Madonna della Pace. Dunque dei marinai lo portarono a Giugliano e lo esposero nella Chiesa della Annunziata. L’epoca è quella successiva al 1460 ed alla caduta di Costantinopoli per mano di Maometto II°. In verità un’altra leggenda vuole che il ritrovamento sia avvenuto in altro modo. Si vuole che in un villaggio posto a Liternum, nei pressi del lago di Patria, distrutto dalle invasioni barbariche del V° secolo, di notte strani fenomeni disturbavano gli abitanti della contrada. Un massaro stanco di quella situazione si calò un cunicolo e si trovò in un “ in pace” ove tastando nel buio scorse una statuina della Madonna, là abbandonata da tempo. Con grande fatica la tirò da quel luogo buio portandola alla luce di un tramonto con il sole che calava dietro il monte di Cuma arrossando il mare e il bosco sottostante il luogo del ritrovamento. Quello che è certo che la Chiesa della Annunziata già esisteva alla data, indicativa, del 1460. Qualche storico dell’arte, il defunto soprintendente Raffaello Causa, ha obiettato sulla provenienza orientale del manufatto ritenendola di fattura di tarda cultura gotica di origine settentrionale, tra Germania e Francia. L’unico dubbio dello studioso era determinato dal fatto che I rimaneggiamenti compiuti sulla rappresentazione sacra, nel corso del tempo non gli consentivano di stabilire se l’epoca di realizzazione poteva indicarsi nel tardo 1300 o nell’ambito della scuola di Pietro Alemanno, quindi, la seconda metà del 1400. Comunque al suo arrivo fu presa in consegna dal sodalizio laico, la congrega che da quel momento prese il nome di Madonna della Pietà e, successivamente della Pace, subentrando alla intitolazione precedente alla Madonna Assunta. Che questa congregazione esistesse già agli inizi del 1500 è certificato dai benefici spirituali che le furono concessi da Papa Leone X° ( 1513-1521) e da donazioni di terreno certificate da atti notarili del 1529 in località detta “campanino”. Dunque tra la fine del 1400 e l’inizio del 1500 prende corpo a Giugliano la venerazione del simulacro rappresentante la Vergine reggente il Cristo deposto dalla croce. Inizialmente detta della Pietà successivamente appellata della Pace, per la concordia che portò tra due famiglie locali in acerrima lotta. Nello stesso periodo, 1482, papa Sisto IV° a seguito di un voto fatto affinchè dalla congiura dei Pazzi, che lo vide coinvolto, non fosse scaturita la guerra che si temeva, fece edificare una grande chiesa dedicata alla Madonna su di un luogo ove una effige Mariana aveva sanguinato: era la chiesa di Santa Maria della Pace in Roma. Il “nostro” simulacro fu alloggiato nella cappella che introduceva al cimitero che, all’epoca, era posto dietro la attuale sala delle riunioni della Congregazione nello spazio occupato, successivamente, dall’ampliamento del civico ospedale. Dalla lapide fatta collocare nel transetto da una monaca morta agli inizi del 1600, tal Diana Palomba, per la sepoltura sua e dei suoi eredi, e dell’altra lapide fatta apporre da Alberigo Palumbo, del 1604, con il quale si citano le tre moggia di terreno in località “ fatolla” donate per la celebrazione di due messe settimanali per la sua anima, possiamo ritenere che la cappella abbia assunto la sua forma attuale nello stesso periodo di restauro della intera AGP, ovvero nell’arco temporale tra la fine del 1500 e l’inizio del 1600. Dai registri di morte del periodo sappiamo che gran parte della popolazione ricadente nella parrocchia di san Giovanni, ma non solo, veniva sepolta proprio all’interno del cimitero posto accanto e sotto la cappella. Ancora oggi la lastra marmorea posta sulla porta alla sinistra del transetto recita: “in questo luogo, dove molto tempo prima le persone sepolte ebbero incenso e pianto, ora la Madre del Cielo riceve le lodi dei confratelli. Anno del signore 1847”. È l’anno in cui viene dato l’avvio a quanto stabilito decenni prima con l’obbligo di trasportare i cimiteri lontano dall’abitato. Lo spazio occupato dall’interro delle salme viene destinato all’ampliamento dell’ospedale tanto che nel 1859/60, per permettere tale ampliamento, vengono oscurati, con le nuove fabbriche, le finestre della cappella ed in cambio la Confraternita di carità, che gestisce l’ospedale, realizza, siamo al 1874, la cupola come oggi al vediamo in sostituzione di quella bassa ed a scodella del 1700. Ma torniamo all’interno della cappella. L’impianto è a croce latina e si sviluppa per una dimensione di una vera e propria chiesa ove si sviluppa e prende corpo un culto che seppur sempre riferito alla Madre di Cristo ne coglie momenti diversi del suo “mistero” : da una parte l’Annunciazione di una nascita dall’altra la morte in attesa di una Resurrezione. La navata è adornata al soffitto dalla tela di Jacopo Cestaro rappresentante la Natività di Maria, e da quattro cappelline laterali ospitanti opere di Nicola Cacciapuoti e Giovanni Sarnelli. Nella crociera quattro nicchie coperte da vetri oscurati ospitano le reliquie di san Giuseppe da Cupertino, di san Gerardo Majella, di santa Fortunata, di santa Filomena ed altri santi oltre agli innumerevoli ex voto che, collocati sulle pareti, testimoniano la munificenza di grazie concesse dalla Madonna della Pace ai suoi fedeli. La balaustra in marmo policromo, donata, nel 1819, dai coniugi Saverio Rossi e Maria Maglione divide il transetto dall’altare ove campeggia il simulacro della Madonna con il Figlio deposto dalla Croce sovrastato dalla tavola dell’Assunzione, attribuita al pittore napoletano, del 1600, Fabrizio Santafede. Insomma un luogo di culto assurto al rango delle maggiori chiese nazionali per la presenza di un simulacro più volte oggetto di Incoronazione come segno della sua importanza nel panorama Mariano d’Italia. Si vuole che un incendio nel 1662 distruggesse l’archivio della AGP mandando in fumo anche le documentazioni inerenti la cappella della Madonna della Pace e la relativa congregazione laica in tal modo gran parte della storia delle due istituzioni si sarebbero perse occasionalmente. Infatti le indicazioni dei nominativi dei priori della congrega risalgono al periodo successivo a questo avvenimento al punto che la loro cronologia parte dal 1693 quando furono eletti al governo del sodalizio Lorenzo Bottone, Domenico Ciccarello e Tommaso Tammaro. Nel 1761 la Congrega si diede uno statuto che fu approvato dalla Regia Camera il 30 dicembre dello stesso anno e fu elevata a ruolo di Ente Morale il 18 aprile 1877 con decisione della Real Camera di Santa Chiara. Sino a pochi decenni orsono il numero dei suoi adepti non poteva superare le 40 unità , numero ricorrente innumerevoli volte nell’antico e nuovo testamento con richiamo all’attesa e la purificazione, poi questo limite è stato abolito ed oggi possono iscriversi alla Congregazioni tutti coloro che ne fanno richiesta e vengono ammessi dall’assemblea degli iscritti. L’attività che maggiormente caratterizza il sodalizio è la gestione della festa di Pentecoste durante la quale si ripete il “volo dell’angelo”, l’antica manifestazione della quale parleremo in modo completo nelle prossime settimane.

Antonio Pio Iannone
Pro loco Giugliano
27 aprile 2015