LA FABBRICA DI SANTA SOFIA A GIUGLIANO

LA FABBRICA DI SANTA SOFIA A GIUGLIANO




 

Nel 1622 iniziarono i lavori per la costruzione della Collegiata di Santa Sofia , nello stesso sito e sulla stessa area di una  chiesetta preesistente già da alcuni secoli  ;

furono demoliti vari manufatti : la chiesa, un precedente campanile e l’oratorio dello Spirito Santo ;  la chiesa precedente risultava  già intitolata a Santa Sofia  come si ricava  dalla menzione del  1560   in occasione della visita pastorale del vescovo Balduino in tutti i principali centri della diocesi ; ed aveva fin dall’ origine  caratteristiche laicali in quanto amministrata dalla confraternita  dello Spirito Santo e da quella del Corpo di Cristo ; dell’antico manufatto è riconoscibile qualche traccia come l’ingresso secondario con la piccola scala ubicata sul prospetto sud e alcune mura inglobate nella nuova fabbrica;

 
La nuova chiesa fu commissionata dall’ “Università”  di Giugliano  cioè dalla Città  ,  quindi dalle Congregazioni  dello Spirito Santo e del Corpo di Cristo  e sicuramente un ruolo di “orientamento” è da attribuire ai Signori del Feudo di Giugliano del tempo cioè la famiglia Pinelli in qualità di “Utili Possessori” , i nobili di origine Genovese che erano una di quelle famiglie della cosiddetta  “colonia Genovese”  che  avevano monopolizzato la finanza in tutto l’impero Spagnolo ed in particolare  nel Regno di Napoli ; e che occupavano posti di rilievo e prestigio, non a caso il capostipite Cosimo Pinelli nel 1540 ottenne il diploma dall’ imperatore Carlo V con la concessione della giurisdizione  “ IN PERSONAS ”  che costituisce un passaggio fondamentale per la successiva evoluzione sociale urbanistica e demografica della città e  per l’autonomia amministrativa del feudo di Giugliano.

Questa interpretazione “Laica” della nuova fabbrica acquista rilievo anche considerando quello che possiamo definire il manifesto politico della “CUMANA POSTERITAS” cioè quello che sarà il programma , leggibile nelle opere di quei secoli , di enfatizzare la discendenza Cumana per rimarcare il primato culturale dei discendenti della gloriosa e millenaria città Greca e quindi la distanza da Aversa sia  amministrativa che culturale del casale di Giugliano  ; che si materializza anche con le tre lapidi incastonate nel campanile e che racconteranno la storia e le tradizioni della città ; conformemente  la scelta dell’ intitolazione a Santa Sofia non è casuale in quanto costituisce  il ponte tra cultura e tradizione greca e bizantina e cristianesimo , è la divina  sapienza  la Sophia greca;

Don Agostino Basile , il più autorevole storico locale nel 1800 , nelle sue “memorie istoriche della terra di Giugliano” ci relaziona che i lavori iniziarono nell’anno 1600;  abbiamo però una conferma indiretta  dello stato dei lavori dall’ affresco del 1630 circa ,  nel quale  la chiesa viene rappresentata in avanzato stato di edificazione ma con la cupola ancora  in costruzione  ed in primo piano ci sono Galeazzo Francesco Pinelli e la moglie Giustiniana Pinelli  signori del feudo;

Sia Don Agostino Basile che Bernardo De Dominici , nel suo fondamentale testo le  “Vite de’pittori,scultori ed architetti Napoletani” del 1742 , confermano che l’incarico della progettazione del tempio venne conferito addirittura al celebre Architetto Domenico Fontana  che aveva lavorato sotto papa Sisto V ai piu’ grandi progetti  della Roma del tempo : come la sistemazione urbanistica della città e la cupola di San Pietro ;  alla morte del papa nel 1592 questi , si trasferi’ a Napoli dove divenne architetto del regno occupandosi del grande cantiere dei Regi Lagni  e di vari progetti tra i quali il Palazzo Reale di Napoli che può considerarsi il suo capolavoro  ; si ritiene che il progetto sia ispirato a quello di sant’Andrea della Valle a Roma  , io ritengo , che ci siano  anche delle analogie , in particolare nella facciata , con la chiesa di S. Giorgio dei Genovesi a Napoli coeva di Santa Sofia,  progettata  dall’ erede ed  allievo  del Fontana l’Architetto Bartolomeo Picchiatti  che forse, ha avuto un ruolo nel progetto di S. Sofia visto che il Fontana moriva nel 1607 prima dell’inizio dei lavori e che quindi il progetto venne elaborato dall’enturage del Cavalier Fontana  ;  e che probabilmente si deve proprio a Bartolomeo Picchiatti , che tra l’altro, raccogliendo l’eredita del maestro, diresse il cantiere dei Regi Lagni e varie altre opere e tra queste, il restauro  della chiesa di San Giorgio dei Genovesi nel 1620 , l’altro elemento che collega le due Chiese è il fatto che i Pinelli erano nobili di origine Genovese e che la chiesa di S. Giorgio a via Medina a Napoli rappresentava il loro tempio di riferimento , la chiesa “nazionale” dei genovesi napoletani ;

 
La chiesa di Santa Sofia si erge monumentale e grandiosa sull’antica piazza del mercato lambita dalla  via Cumana , rivelandosi con la sua facciata pulita ed armoniosa  con lesene di ordine ionico ed il portale barocco in piperno scolpito,  e con la grandiosa cupola  rivestita da maioliche  ; sulla sinistra la mole del Palazzo Baronale con la quale dialoga bilanciandone la massa, ubicato l’attuale corso Campano costituendo insieme alla piazza  una sorta di “interno urbano” ;  l’ingresso è ubicato ad est ; a tal proposito , in occasione del nuovo progetto della piazza scriveva l’ Arch. Pietro Pirozzi: “ Il prospetto principale della chiesa, che domina il lato est della piazza, è inscritto in un quadrato di 25 x 25m. Le diverse parti sono ricavate attraverso la scomposizione di tale quadrato secondo rapporti aurei, sino ai più piccoli elementi quali la finestra centrale e la nicchia sul portale.” “ L’asse ortogonale alla facciata è ruotato di circa 5° rispetto alla direzione est-ovest del Corso Campano. La facciata è a sua volta leggermente ruotata rispetto all’asse della navata. “uno dei due giorni dell’anno (10 settembre) in cui il sole tramonta esattamente in quella direzione” ”coincide con la data in cui sarebbero state trasportate sul posto le reliquie della santa, di origine cumana”

La composizione architettonica  della collegiata di  Santa  Sofia  è a croce latina  a  navata unica modulata ed arricchita da varie cappelle laterali  come da schema “canonico” sancito dopo il Concilio di Trento ; sormontata  da una maestosa cupola con lanterna all’ incrocio tra la navata ed  il transetto , alcune delle cappelle laterali sono quelle della precedente chiesa demolita e ricollocate nel nuovo tempio risalenti al XV XVI secolo ;   l’interno è luminoso  per effetto delle ampie vetrate perimetrali,  dotato di una spazialità nitida e permeante , sulla sinistra troviamo la cappella del tesoro di San Giuliano realizzata per ospitare le reliquie del santo e degli altri martiri  e sormontata dalla omonima cupola del tesoro che sembra quasi una chiesa a se stante;  La fabbrica nel tempo si arricchisce di vari e continui apporti ;

Nel 1693 il nuovo feudatario Don Francesco Grillo marchese di Francavilla fece realizzare a sue spese  l’altare maggiore con intarsi di pietre dure policrome;  e nel 1720 il maestro organaro Fabrizio Cimino realizzò il monumentale organo su modello di quello da lui realizzato nell’abbazia di Montecassino;

 
Alla fabbrica a partire dal 1730 secondo Bernardo De Dominici ,  lavorò anche il celebre Architetto Domenico Antonio Vaccaro a cui va attribuito lo scultoreo portale in piperno e i disegni degli stucchi interni e del pulpito in marmo;   all’interno della collegiata hanno lavorato illustri artisti che sarebbe riduttivo trattare in poche righe , notevoli sono il pavimento maiolicato, il soffitto è a cassettonato ligneo con tele di Nicola Cacciapuoti  e gli affreschi del coro del 1693 sono di Domenico Viola maestro di Francesco de Mura.

L’imponente campanile della Chiesa fu  progettato dall’ architetto Nicola Campitelli e realizzato a partire dal 1776 con struttura in pietra e rivestito con cornici marcapiani e cantoni in piperno  e paramenti in mattoni ; è articolato in varie sezioni con orologio e campane ; all’interno della prima sezione , tutta rivestita in piperno , furono incastonate le tre icone costituite da bassorilievi in marmo  bianco “Il Sole” “la donna gravida ” “Santa Sofia” che rappresentano  la testimonianza iconografica della storia e della religiosità della città ed il manifesto della “Cumana Posteritas”;  poi trafugate nel 1994  e rifatte  a cura del Prof. Mimmo Savino e della Pro Loco  ;  il campanile stesso nel 1890 per ampliare la città e prolungare il corso fino a via colonne  fu demolito e ricostruito ruotandolo di 90° , quindi da allora non è piu’ rivolto con la sua facciata principale , quella che ospita i bassorilievi, volutamente orientata verso Cuma e Liternum , ma verso Napoli ;  nel 1945 durante la seconda guerra mondiale la cupola fu danneggiata e ricostruita , ma con la lanterna diversa dall’originale;  All’interno della Chiesa fù sepolto il grande Giovan Battista Basile l’artista che codificherà la lingua Napoletana ed autore de “ Lo cunto de li cunti”.

Arch. Francesco Russo